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News del fantacalcio

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News n. 163 del 12/05/2006 10.23.28

 

LO STALLIERE DEL RE...LO STALLIERE DEL RE...
In questi giorni c'è davvero da morir dal ridere (per non piangere) dinanzi agli scandali che via via si susseguono.
La mente lucida di Maurizio Crosetti su La Repubblica allieta le nostre letture come sempre.
Cent'anni di storia e dodici di vittorie, conquistate con i metodi che si comincia a intuire, distrutti in due settimane. Dopo la vergogna delle intercettazioni, per la gloriosa Juventus è la fine di un'epoca: sciolto il consiglio d'amministrazione, addio alla Triade (Moggi, Giraudo, Bettega), e terrore di precipitare in serie B per frode sportiva: un'ipotesi molto concreta per la vecchia società degli Agnelli, finita in mano ai trafficoni ma da ieri, forse, ripulita. Dopodomani, la Juve potrebbe vincere lo scudetto numero 29, però un giudice le potrebbe cancellare il numero 28, quello dei telefonini chiacchieroni.
Il ragazzo che ieri pomeriggio ha trasportato davanti alla sede della Juve il suo cartello artigianale, con la scritta a pennarello "Giraudo vattene", quando la brutta storia cominciò andava certamente alle elementari o forse all'asilo. Così si è perso tanti passaggi dell'epopea della Triade, però si è goduto il giorno della grande pulizia, quello che valeva la pena aspettare e che li riscatta tutti.
Si è perso, il ragazzo con la scritta, il momento in cui Moggi e Giraudo chiesero soldi per portare la squadra al "Trofeo Fortunato", il loro giocatore morto di leucemia. Si è perso l'arrivo semiclandestino di Moggi, reduce dalla vicenda delle "hostess" per gli arbitri europei del Toro. Si è perso l'inquietante trasformazione dei tifosi in clienti, pessima deriva del calcio dell'affarismo e degli intrallazzi. Si è perso il ricatto al Comune di Torino per avere un nuovo stadio ("Sennò giochiamo altrove!"), o almeno la ristrutturazione del vecchio, e metterci dentro un centro commerciale e - ci provarono - persino un casinò: forse si è ancora in tempo per bloccare tutto. Si è perso lo striscione contro Romiti ("Romiti, i bei tempi son finiti") commissionato e fatto appendere in curva per un antico regolamento di conti.
Lo sbarbatello col cartello avrà invece fatto in tempo a gioire per gli scudetti in serie, in campo Del Piero e Lippi, Trezeguet e Capello, al telefono Moggi. Avrà seguito il lungo processo per doping, finito con una condanna in primo grado e un'assoluzione in appello, però manca ancora la Cassazione, e non si sarà perso le piazzate in aula del brillante avvocato Chiappero: al confronto, Taormina è una sobria toga introversa. Avrà seguito le evoluzioni creative nello scrivere i bilanci societari, con acrobazie immobiliari e plusvalenze gonfiate come quadricipiti (Giraudo è indagato per falso).
Non può essersi perso, il giovane tifoso col sacrosanto cartello, lo stile untuoso e falsamente bonario di Luciano Moggi, la sua pletora di adulatori e servi, la sua strampalata corte dei miracoli dove c'era posto per fornai, cuochi, designatori, arbitri, procuratori, tassisti, giornalisti. Una combriccola casereccia come una trattoria e globalizzata come una holding, ma ancora peggio di Moggi è il moggismo: ha permesso e favorito la creazione della Gea, una mostruosità monopolista, con i figli complici di genitori illustri per ogni sorta di pressione, ricatto e violenza, che poi è la parola usata nel capo d'imputazione.
Una grande famiglia? No, per i magistrati un'associazione a delinquere. Torna in mente quell'antica battuta dell'avvocato Peppino Prisco: "Se stringo la mano a un milanista, me la lavo. Se la stringo a uno juventino, poi mi conto le dita".
Magnifico, in queste ore tragiche e ridicole, farsi un giro sul sito Internet della Juve e leggere una gigantesca pubblicità di carte di credito, con tanto di slogan: "Un vero juventino ha sempre la vittoria in tasca". Nessuno più ne dubita. Con la scusa dell'autonomia economica, Moggi e Giraudo hanno badato benissimo anche alla propria, mettendosi in saccoccia una quintalata di azioni: l'ex amministratore delegato sarà liquidato con una decina di milioni di euro, mica male come premio di consolazione della vergogna, lui che per avere quel pacchetto azionario aveva sborsato circa 900 mila euro.
Chapeau, anzi no. Moggi, Giraudo, Bettega: tre facce di facilissima lettura, ma i verbali di quattro Procure lo sono di più. Curioso che un telefonino, icona della modernità e della volgarità delle parole, abbia decapitato una creatura che pareva invincibile ma che si era fatta, per troppa tracotanza e sicurezza, abbastanza fessa, al punto di dire e chiedere in quella cornetta qualunque cosa. Tutto finito in un giorno di magnifico sole torinese, limpidissimo, e di aria pulita.
"Sono chiacchiere, un polverone, i moralisti saranno disintegrati" aveva detto Giraudo qualche giorno fa, perdendo il controllo delle parole e dei pensieri.
Una volta, all'avvocato Agnelli che non si era mai fatto fotografare accanto a Moggi, ma che lo utilizzava eccome e con soddisfazione, chiesero in confidenza perché usasse un simile personaggio. Agnelli rispose: "Lo stalliere del re deve conoscere tutti i ladri di cavalli". Peccato che lo stalliere ormai si fosse messo in proprio. Peccato che quei cavalli, alla fine, fossero asini.

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